02/10/09  dal sito:
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       Parlamento delle religioni mondiali

                      DICHIARAZIONE PER UN'ETICA MONDIALE

* Il testo intitolato «Introduzione» è stato approntato da un comitato redazionale del «Consiglio» del Parlamento delle religioni mondiali di Chicago sulla base della dichiarazione (qui intitolata «Princìpi») redatta a Tubinga. Esso voleva offrire una rapida sintesi della dichiarazione - per scopi giornalistici.   Questo testo è stato letto anche nel corso della solenne assemblea pubblica di chiusura del 4 settembre 1993 al Grant Park di Chicago; durante quella lettura molti passi sono stati sottolineati dall'applauso spontaneo di migliaia di persone.

Introduzione
Il mondo è in agonia. Questa agonia è così incombente e pervasiva che noi ci sentiamo spinti a indicarne le forme di manifestazione così da poter mettere in chiaro la profondità della nostra inquietudine.
La pace ci sfugge - il pianeta viene distrutto - i vicini vivono nella paura - le donne e gli uomini sono reciprocamente estranei - i bambini muoiono.
Tutto ciò è orribile.
Noi condanniamo l'abuso dell'ecosistema della nostra terra.
Noi condanniamo la miseria che soffoca la possibilità di vita; la fame che mina i corpi; le disuguaglianze economiche che minacciano di rovina tante famiglie.
Noi condanniamo il disordine sociale delle nazioni; il disprezzo della giustizia, che emargina i cittadini; l'anarchia che invade le nostre comunità; e la morte assurda dei bambini provocata dalla violenza. In particolare condanniamo l'aggressione e l'odio in nome della religione.
Questa agonia deve cessare.
Essa deve cessare perché già esiste il fondamento di un'etica. Quest'etica offre la possibilità di un migliore ordine individuale e globale e allontana gli uomini dalla disperazione e le società dal caos.
Noi siamo donne e uomini che aderiscono ai precetti e alle pratiche delle religioni del mondo.
Noi confermiamo che nelle dottrine delle religioni si trova un comune patrimonio di valori fondamentali, che costituiscono il fondamento di un'etica mondiale.
Noi confermiamo che questa verità è già nota, ma deve essere ancora vissuta con il cuore e nei fatti.
Noi affermiamo che esiste una norma incontestabile e incondizionata per tutti gli ambiti della vita, per le famiglie e le comunità, per le razze, le nazioni e le religioni. Esistono già antichissime linee direttrici per il comportamento umano, che possono essere trovate nelle dottrine delle religioni del mondo e sono la condizione di un duraturo ordine mondiale.
Noi dichiariamo:
Noi tutti dipendiamo gli uni dagli altri. Ognuno di noi dipende dal benessere della totalità. Perciò dobbiamo avere rispetto per la comunità degli esseri viventi, degli uomini, degli animali e delle piante, e avere cura della salvaguardia della terra, dell'aria, dell'acqua e del suolo.
Noi portiamo la responsabilità individuale di tutto ciò che facciamo. Tutte le nostre decisioni, azioni e omissioni hanno delle conseguenze.
Noi dobbiamo comportarci con gli altri come vogliamo che gli altri si comportino con noi. Noi ci impegniamo a rispettare la vita e la dignità, l'individualità e la diversità, così che ogni persona venga trattata in maniera umana - senza eccezioni. Dobbiamo praticare la pazienza e l'accettazione. Dobbiamo essere capaci di perdonare, imparando dal passato, senza però mai permettere che noi stessi rimaniamo prigionieri dei ricordi dell'odio. Aprendoci a vicenda il nostro cuore, noi dobbiamo abbandonare, per amore della comunità mondiale, le nostre ostinate controversie e, quindi, praticare una cultura della solidarietà e della reciproca appartenenza.
Noi consideriamo l'umanità come la nostra famiglia. Dobbiamo sforzarci di essere cordiali e generosi. Non possiamo vivere soltanto per noi stessi, dobbiamo piuttosto servire anche gli altri e non dimenticare mai i bambini, gli anziani, i poveri, i sofferenti, gli handicappati, i rifugiati e le persone sole. Nessuno deve essere considerato o trattato o, non importa in quale modo, sfruttato come un cittadino di seconda classe. Tra uomo e donna dovrebbe esserci un rapporto fondato sulla parità dei diritti. Non possiamo approvare nessuna forma di immoralità sessuale. Dobbiamo lasciarci alle spalle tutte le forme di dominio o di sfruttamento.
Noi ci impegniamo in favore di una cultura della non violenza, del rispetto, della giustizia e della pace. Noi non opprimeremo né danneggeremo, né tortureremo e tanto meno uccideremo altri uomini, ma rinunceremo alla violenza come mezzo di composizione delle differenze.
Noi dobbiamo mirare a un ordine sociale ed economico giusto, nel quale ognuno ottenga uguali possibilità di realizzare tutte le proprie potenzialità umane. Dobbiamo parlare con sincerità e agire con simpatia, trattando tutti con gentilezza ed evitando i pregiudizi e l'odio. Noi non possiamo rubare. Dobbiamo piuttosto superare il predominio della sete di potere, prestigio, denaro e consumo, al fine di creare un mondo giusto e pacifico.
La terra non può essere trasformata in meglio se non cambia prima la coscienza dei singoli. Noi promettiamo di ampliare la nostra capacità di percezione, disciplinando il nostro spirito con la meditazione, la preghiera o il pensiero positivo. Senza rischio e senza disponibilità al sacrificio non ci può essere un cambiamento radicale della nostra situazione. Ci impegniamo perciò per quest'etica mondiale, per una reciproca comprensione e per forme di vita socialmente aperte, promotrici della pace e rispettose della natura.
Noi invitiamo tutti gli uomini, religiosi o no, a fare lo stesso.
 


                                                                     I principi di un'etica mondiale

Il nostro mondo sta attraversando una crisi fondamentale: una crisi dell'economia, dell'ecologia, della politica mondiale. Ovunque si lamenta l'assenza di una grande visione, lo spaventoso ristagno di problemi irrisolti, la paralisi politica, un ceto politico poco più che mediocre, senza intelligenza e prospettive, in generale un troppo scarso senso del bene comune. Troppe risposte vecchie per sfide nuove.
Centinaia di milioni di persone del nostro pianeta sono sempre più vittime della disoccupazione, della miseria, della fame e della distruzione delle famiglie. Svanisce di nuovo la speranza di una pace duratura tra i popoli. Le tensioni tra i sessi e le generazioni hanno raggiunto un livello preoccupante. 1 bambini muoiono, uccidono e vengono uccisi. Diventa sempre più grande il numero degli stati scossi da casi di corruzione politica ed economica. La convivenza pacifica nelle nostre città è resa sempre più difficile dai conflitti sociali, razziali ed etnici, dalla diffusione delle tossicodipendenze, dal crimine organizzato, dall'anarchia. Gli stessi vicini di casa vivono spesso nella paura. Il nostro pianeta continua a essere saccheggiato senza alcun riguardo. Incombe il pericolo di un tracollo degli ecosistemi.
Con particolare turbamento noi vediamo che in non pochi luoghi di questo mondo capi e seguaci di religioni non cessano di fomentare, aggressioni, fanatismi, odi e ostilità xenofobe, quando addirittura non ispirano e legittimano conflitti violenti e sanguinosi. La religione viene spesso sfruttata per scopi di pura politica di potenza e addirittura per legittimare la guerra. Tutto ciò ci riempie di orrore.
Noi condanniamo tutte queste degenerazioni e dichiariamo che le cose non devono andare in questo modo. Esiste già un ethos capace di opporsi a queste funeste degenerazioni globali. Quest'ethos non offre certo soluzioni dirette per tutti gli immensi problemi del mondo, è però in grado di fornire il fondamento morale per un migliore ordine individuale e globale: una visione capace di trarre fuori gli uomini e le donne dalla disperazione e dalla disponibilità alla violenza, e le società dal caos.
Noi siamo uomini e donne che si riconoscono nei precetti e nelle pratiche delle religioni del mondo. Noi affermiamo che tra le religioni c'è già un un consenso che può costituire il fondamento di un'etica mondiale: un consenso di fondo minimo circa  valori vincolanti, norme irrevocabili e comportamenti morali fondamentali.

I. Nessun nuovo ordine mondiale senza un'etica mondiale

Noi, uomini e donne di diverse religioni e regioni di questa terra, ci rivolgiamo perciò a tutti gli uomini, religiosi e non religiosi. Noi vogliamo esprimere la nostra convinzione comune:

• Noi tutti abbiamo una responsabilità nei confronti di un migliore ordine mondiale. • L'impiego a favore dei diritti umani, della libertà, della giustizia, della pace e della conservazione della terra è comandato in maniera assoluta.

• Le nostre assai diverse tradizioni religiose e culturali non possono impedirci di impegnarci insieme attivamente contro tutte le forme di disumanità e in favore di una maggiore umanità.

• I princìpi enunciati in questa dichiarazione possono essere condivisi da tutti gli uomini che hanno convinzioni etiche, motivate religiosamente o meno.

• Noi però, in quanto persone religiose e orientate spiritualmente, che fondano la loro vita su una Realtà ultima, dalla quale, nella preghiera o nella meditazione, nella parola o nel silenzio, attingono, con fiducia, energia spirituale e speranza, siamo tenuti in maniera del tutto particolare a lavorare per il bene dell'intera umanità e a preoccuparci del pianeta terra. Noi non ci riteniamo migliori degli altri uomini, ma abbiamo fiducia che l'antichissima sapienza delle nostre religioni sia in grado di indicarci delle vie anche per il futuro.

Dopo due guerre mondiali e la fine della guerra fredda, dopo il crollo del fascismo e del nazismo e il fallimento del comunismo e del colonialismo, l'umanità è entrata in una nuova fase della sua storia. L'umanità possiederebbe oggi sufficienti risorse economiche, culturali e spirituali per dare inizio a un migliore ordine mondiale. Ma vecchie e nuove tensioni etniche, nazionali, sociali, economiche e religiose minacciano la costruzione pacifica di un mondo migliore. Il nostro tempo ha certamente conosciuto, come nessun altro, grandi progressi scientifici e tecnici. Eppure ci troviamo di fronte al fatto che, a livello mondiale, la miseria, la fame, la mortalità infantile, la disoccupazione, il depauperamento e la distruzione della natura non sono diminuiti, ma anzi aumentati. Molte nazioni sono minacciate dalla rovina economica, dalla disgregazione sociale, dall'emarginazione politica, dalla catastrofe ecologica, dal crollo nazionale.

In una tale drammatica situazione l'umanità non ha bisogno soltanto di programmi e azioni politiche. Essa ha bisogno di una visione della convivenza pacifica dei popoli, dei raggruppamenti etnici ed etici e delle religioni nella comune responsabilità verso il nostro pianeta terra. Una visione si fonda su speranze, obiettivi, ideali, criteri. Ma questi, per molte persone di ogni parte del mondo, sono andati smarriti. Eppure noi siamo convinti che proprio le religioni, nonostante i loro abusi e frequenti fallimenti storici, portano la responsabilità del fatto che tali speranze, obiettivi, ideali e criteri possano essere tenuti in vita, giustificati e vissuti. Ciò vale in particolare per gli stati moderni: sono necessarie garanzie per la libertà di coscienza e di religione; esse però non costituiscono valori, convinzioni e norme vincolanti, che valgono per tutti gli uomini, a prescindere dalla loro origine sociale, dal sesso, dal colore della pelle, dalla lingua e dalla religione.

Noi siamo convinti della fondamentale unità della famiglia umana sul nostro pianeta terra. Richiamiamo perciò alla memoria la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, emanata dalle Nazioni Unite nel 1948. Quello che essa ha solennemente proclamato sul piano del diritto noi vogliamo qui confermare e approfondire alla luce dell'etica: la piena realizzazione dell'inviolabilìtà della persona umana, della libertà inalienabile, della fondamentale uguaglianza e della necessaria solidarietà e reciproca dipendenza tra tutti gli uomini. Alla luce di esperienze personali di vita e della tragica storia del nostro pianeta noi abbiamo imparato

• che con le sole leggi, prescrizioni e convenzioni non può essere creato o addirittura imposto un migliore ordine mondiale;

• che la realizzazione della pace, della giustizia e della salvaguardia della terra dipende dalla convinzione e dalla disponibilità degli uomini a far valere il diritto;

• che l'impegno a favore del diritto e della libertà presuppone una coscienza della responsabilità e dei doveri e, quindi, si deve far appello sia alla testa sia al cuore degli uomini;

• che il diritto, senza la moralità, a lungo andare perde ogni consistenza e che perciò non ci sarà nessun ordine mondiale nuovo senza un'etica mondiale.

Per etica mondiale noi non intendiamo una nuova ideologia mondiale e neppure una religione mondiale unitaria al dì sopra di tutte le religioni esistenti, né tanto meno il dominio di una religione su tutte le altre. Per etica mondiale intendiamo un consenso di fondo neì confronti di valori vìncolanti, di norme immutabili e di fondamentali comportamenti personali già esistenti. Senza un consenso di fondo nell'etica ogni comunità è prima o poì minacciata dal caos o da una dittatura, e le singole persone perderanno la speranza.

II. Esigenza fondamentale: ogni uomo deve essere trattato umanamente

Noi tutti siamo uomini fallìbìli, ìmperfettì, con limiti e carenze. Conosciamo la realtà del male. Ma proprio per questo ci sentiamo obbligati a dire, in vista del bene dell'umanità, quali dovrebbero essere gli elementi fondamentali di un'etica comune per l'umanità - per i singoli come per le comunità, e le organizzazioni, per gli stati come per le stesse religioni. Noi infatti confidiamo nel fatto che le nostre tradizioni religiose ed etiche, spesso già millenarie, hanno in sé sufficienti elementi di un'etica comprensibile e praticabile da tutti gli uomini di buona volontà, siano religiosi o no.

Siamo inoltre consapevoli che le nostre diverse tradizioni religiose ed etiche offrono, spesso in maniera molto diversa, una giustificazione di ciò che per l'uomo è utile o nocivo, giusto o ingiusto, buono o cattivo. Noi non intendiamo ignorare o, addirittura, cancellare le profonde dìfferenze esistenti tra le singole religioni. Esse però non devono impedirci di proclamare pubblicamente quello che già ora ci è comune e a cui già ora, in virtù del nostro particolare vincolo religioso o etico, ci sentiamo tutti legati.

Siamo consapevoli che le religioni non sono in grado di risolvere i problemi ecologici, economici, politici e sociali di questa terra. Esse però possono ottenere quello che con i soli piani economici, i programmi politici o i regolamenti giuridici manifestamente non è raggiungibile: cambiare l'atteggiamento interiore,   l'intera mentalìtà, appunto il "cuore" dell'uomo e indurlo a una "conversione" da una via errata a un nuovo  atteggiamento nei confronti della vita. L'umanità ha bisogno di riforme sociali ed ecologiche, certamente, essa però non ha meno bisogno del rinnovamento spirituale. In quanto persone religiosamente o spiritualmente orientate noi vogliamo impegnarci in modo particolare in questo senso - nella consapevolezza che proprio le forze spirituali delle religioni sono in grado di conferire alla vita degli uomini una fiducia di fondo, un orizzonte di senso, criteri ultimi e una patria spirituale. Naturalmente le religioni possono fare questo in maniera credibile soltanto se pongono fine a quei conflitti di cui esse stesse sono la fonte, se superano nei rapporti reciproci   l'arroganza, la diffidenza, i pregiudizi e persino le immagini ostili, e dimostrano rispetto nei confronti delle tradizioni, dei santuari, delle feste e dei riti dei fedeli delle altre religioni.

Noi tutti sappiamo che, ovunque nel mondo, degli uomini continuano a essere trattati in maniera disumana. Essi vengono privati delle loro possibilità di vita e della loro libertà, i loro diritti vengono calpestati e la loro dignità umana offesa. Ma potere non è sinonimo di diritto. Di fronte a ogni manifestazione di disumanità le nostre convinzioni religiose ed etiche proclamano: Ogni uomo deve essere trattato in maniera umana.

Ciò significa che ogni uomo - senza differenza di età, di sesso, di razza, di colore della pelle, di doti fisiche o spirituali, di lingua, di religione, di convinzione politica, di origine nazionale o sociale - possiede una dignità inalienabile e intangibile. Tutti, il singolo come lo stato, sono perciò tenuti a rispettare questa dignità e a garantirne un'efficace difesa. Anche nell'economia, nella politica e nei mass media, negli istituti di ricerca e nelle imprese industriali l'uomo deve essere sempre il soggetto giuridico e il fine, mai un puro mezzo, mai un oggetto di commercializzazione e di industrializzazione. Nessuno sta «al di là del bene e del male»: nessun uomo e nessun ceto sociale, nessun influente gruppo d'interessi e nessuna concentrazione di potere, nessun apparato di polizia, nessun esercito come pure nessuno stato. Al contrario: in quanto essere dotato di ragione e coscienza, ogni uomo è tenuto a comportarsi in maniera veramente umana e non in maniera disumana, a fare il bene e a non fare il male.

La nostra dichiarazione intende spiegare che cosa ciò significhi in concreto. Con lo sguardo rivolto a un nuovo ordine mondiale noi vogliamo richiamare alla memoria certe norme etiche immutabili, incondizionate. Per l'uomo esse non devono costituire ceppi e catene, ma aiuti e sostegni per trovare e realizzare in maniera sempre nuova l'orientamento e i valori, gli atteggiamenti e il senso della vita.

C'è un principio, la regola aurea, che da millenni è dato trovare e si è conservato in molte tradizioni religiose ed etiche dell'umanità: Non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te. O in forma positiva: Fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te. Questa dovrebbe essere la norma immutabile, incondizionata, per tutti gli ambienti della vita, per la famiglia e la comunità, per le razze, le nazioni e le religioni.

Sono da rifiutare gli egoismi di ogni tipo - ogni egocentrismo, sia esso individuale o collettivo, che si affermi sotto forma di classismo, di razzismo, di nazionalismo o di sessismo. Noi li condanniamo perché impediscono all'uomo di essere veramente uomo, di diventare uomo. L'autodeterminazione e l'autorealizzazione sono perfettamente legittime - fin quando non sono disgiunte dalla responsabilità verso i propri simili e verso il pianeta terra.

Questo principio include in sé norme estremamente concrete, cui noi uomini dobbiamo e vogliamo attenerci. Da esso hanno origine quattro ampie antichissime linee direttrici, che si trovano nella maggior parte delle religioni di questo mondo.

III. Quattro norme immutabili

1. Dovere di una cultura della non violenza e del rispetto per ogni vita.

Innumerevoli persone aspirano, in tutte le regioni e in tutte le religioni, a una vita caratterizzata non dall'egoismo, ma dall'impegno a favore dei propri simili e dei propri contemporanei. Eppure nel mondo di oggi c'è un'infinità di odio, di invidia, di gelosia e di violenza: non soltanto tra le singole persone, ma anche tra i gruppi sociali ed etnici, tra le classi e le razze, tra le nazioni e le religioni. L'uso della violenza, il traffico degli stupefacenti e il crimine organizzato, spesso dotati di nuovissime possibilità tecniche, hanno raggiunto dimensioni planetarie. In molti luoghi si governa ancora «dall'alto» con il terrore; dittatori, grandi e piccoli, opprimono i loro popoli, la violenza istituzionale è molto diffusa. Anche in alcuni paesi ove sono in vigore leggi a difesa delle libertà individuali, vengono torturati i prigionieri, mutilate le persone, uccisi gli ostaggi.

A. Ma dalle grandi tradizioni religiose ed etiche dell'umanità apprendiamo la norma: Non uccidere. O in forma positiva: Rispetta ogni vita. Riflettiamo, dunque, di nuovo sulle conseguenze di questa antichissima norma: ogni uomo ha il diritto alla vita, all'integrità fisica e al libero sviluppo della personalità, nella misura in cui non lede i diritti di altri. Nessun uomo ha il diritto di tormentare fisicamente e psichicamente, di ferire o addirittura uccidere un altro uomo. E nessun popolo, nessuno stato, nessuna razza, nessuna religione ha il diritto di discriminare, «epurare», esiliare o addirittura eliminare una minoranza etnica o ideologica.

B. Certamente ci saranno sempre conflitti là dove ci sono degli uomini. Tali conflitti però dovrebbero, per principio, essere composti nel quadro di un ordinamento giuridico, senza fare ricorso alla violenza. Ciò vale sia per il singolo individuo sia per gli stati. Proprio i detentori del potere politico sono invitati ad attenersi all'ordinamento giuridico e a impegnarsi in favore di soluzioni il più possibile non violente, pacifiche. Essi dovrebbero adoperarsi per un ordine internazionale pacifico, il quale a sua volta deve essere protetto e difeso dai violenti. Il riarmo è una strada sbagliata, il disarmo un imperativo dell'ora. Nessuno si illuda: non c'è sopravvivenza dell'umanità senza la pace mondiale.

C. Già i giovani dovrebbero perciò imparare, in famiglia e a scuola, che la violenza non può essere un mezzo di confronto con gli altri. Soltanto così può essere costruita una cultura della non violenza.

D. La persona umana è infinitamente preziosa e deve essere assolutamente protetta. Ma anche la vita degli animali e delle piante, che con noi abitano questo pianeta, merita protezione, attenzione e cura. Lo sfruttamento illimitato delle risorse vitali naturali, l'indiscriminata distruzione della bíosfera, la militarizzazione del cosmo sono un crimine. In quanto uomini, noi abbiamo una particolare responsabilità - anche in vista delle future generazioni - nei confronti del pianeta terra e del cosmo, dell'aria, dell'acqua e del suolo. In questo cosmo noi tutti siamo legati gli uni agli altri e dipendiamo gli uni dagli altri. Ognuno di noi dipende dal bene della totalità. Si deve perciò dire che, invece di propagare il dominio dell'uomo sulla natura e sul cosmo, bisogna coltivare la comunione con la natura e con il cosmo.

E. Essere veramente uomo, nello spirito delle nostre grandi tradizioni religiose ed etiche, significa essere pieni di attenzione e disponibilità all'aiuto, e precisamente nella vita privata come in quella pubblica. Mai dovremmo essere privi di riguardo e brutali. Ogni popolo, ogni razza, ogni religione devono dimostrare tolleranza, rispetto e persino grande considerazione nei confronti degli altri popoli, delle altre razze e delle altre religioni. Le minoranze, - siano esse di tipo razziale, etnico o religioso - hanno bisogno della nostra protezione e del nostro aiuto.

2. Dovere di una cultura della solidarietà e di un ordine economico giusto.

Innumerevoli persone aspirano, in tutte le  regioní e in tutte le religioni, alla reciproca solidarietà e a una vita nel lavoro e nel fedele assolvimento dei doveri professionali. Eppure nel mondo di oggi c'è un'infinità di fame, povertà e miseria. Responsabile di ciò non è semplicemente il singolo individuo. Spesso responsabili sono anche strutture sociali ingiuste: milioni di persone sono senza lavoro, vengono sfruttate con un lavoro mal retribuito, spinte ai margini della socíetà e private delle loro possibilità di vita. In molti paesi sono enormi le differenze tra poveri e ricchi, tra potenti e inermi. In un mondo in cui sia uno sfrenato capitalismo sia un totalitario socialismo di stato hanno eroso e distrutto molti  valori etici e spirituali, si sono potute diffondere una sete di profitto senza limiti e una rapacità senza freni, ma anche un'idea materialistica del diritto, che pretende sempre più dallo stato, senza impegnare di più se stessi. Non soltanto nei paesi in via di sviluppo, ma anche in quelli industrializzati, la corruzione si è sviluppata come un cancro della società.

A. Ma dalle grandi tradizioni religiose ed etiche dell'umanità apprendiamo la norma: Non rubare. O in forma positiva: Agisci in maniera corretta e leale. Riflettiamo, dunque, di nuovo sulle conseguenze di questa antichissima norma: nessun uomo ha il diritto di derubare un altro uomo - non importa in quale forma - o di impadronirsi della sua proprietà o di una proprietà collettiva. Viceversa però l'uomo non ha neppure il diritto di usare dei suoi beni senza alcun riguardo per i bisogni della società.

B. Là dove regna una povertà estrema, si diffondono lo smarrimento e la disperazione, e per motivi di sopravvivenza si è portati continuamente a rubare. Là dove vengono accumulati senza riguardo alcuno il potere e la ricchezza, negli svantaggiati e negli emarginati insorgono sentimenti di invidia, di risentimento, anzi, di odio mortale e di ribellione. Ma tutto ciò, prima o poi, porta a una spirale perversa di violenza e controviolenza. Nessuno si illuda: non c'è pace mondiale senza giustizia mondiale.

C. Già i giovani dovrebbero perciò imparare, in famiglia e a scuola, che la proprietà, per quanto piccola, crea doveri. Il suo uso deve servire insieme al bene della collettività. Soltanto così può essere costruito un ordine economico giusto.

D. Se però la situazione di miliardi di uomini poverissimi di questo pianeta, tra cui in particolare quella delle donne e dei bambini, deve cambiare in maniera radicale, bisogna che le strutture dell'economia mondiale vengano organizzate con maggiore giustizia. Non sono infatti sufficienti la beneficienza individuale e singoli progetti di aiuto. C'è bisogno della partecipazione di tutti gli stati e dell'autorità delle organizzazioni internazionali per giungere a un accordo giusto.

Il debito internazionale e la povertà del secondo mondo, in via di dissoluzione, e a maggior ragione quelli del terzo mondo, devono essere avviati a una soluzione accettabile per tutte le parti in causa. Certamente i conflitti di interessi sono inevitabili anche in avvenire. Nei paesi sviluppati si deve in ogni caso distinguere tra consumo necessario e consumo sfrenato, tra uso sociale e uso asociale della proprietà, tra sfruttamento giustificato e sfruttamento ingiustificato delle risorse naturali, tra economia di mercato puramente capitalistica ed economia orientata in senso sia sociale sia ecologico. Anche i paesi in via di sviluppo devono fare un esame di coscienza nazionale.

Resta sempre vero che là dove i dominatori soffocano i dominati, le istituzioni le persone, il potere il diritto, diventa inevitabile la resistenza, per quanto possibile non violenta.

E. Essere veramente umani nello spirito delle nostre grandi tradizioni religiose ed etiche significa:

• Invece di sfruttare in vista del dominio, in una lotta sfrenata, il potere economico e politico, usarlo a servizio degli uomini. Noi dobbiamo sviluppare uno spirito di compassione verso i sofferenti e avere particolare cura dei poveri, degli handicappati, degli anziani, dei profughi, delle persone sole.

• Invece di una pura ideologia e di una sfrenata politica di potenza devono regnare, nell'inevitabile concorrenza, il reciproco rispetto, la ragionevole composizione degli interessi, la volontà di mediazione e di attenzione.

• Invece di un'insaziabile avidità di denaro, prestigio e consumo si deve trovare di nuovo il senso della misura e della moderazione. L'uomo avido, infatti, perde la sua "anima", la sua libertà, la sua serenità, la sua pace interiore e, quindi, ciò che lo rende uomo.

3. Dovere di una cultura della tolleranza e di una vita nella sincerità.

Innumerevoli persone, in tutte le regioni e in tutte le religioni, aspirano anche nel nostro tempo a una vita nell'onestà e nella sincerità. Eppure nel mondo di oggi c'è un'infinità di menzogna e inganno, d'impostura e ipocrisia, di ideologia e demagogia:

• Politici e uomini d'affari che si servono della menzogna come di uno strumento per la politica e il successo;

• Mass media che diffondono propaganda ideologica invece di resoconti veritieri, disinformazione invece di informazione, che perseguono un cinico interesse commerciale invece della fedeltà alla verità;

• Scienziati e ricercatori che si dedicano a programmi ideologici o politici moralmente discutibili o anche a gruppi d'interesse economici, e che giustificano ricerche che ledono i valori fondamentali;

• Rappresentanti di religioni che squalificano come inferiori i seguaci di altre religioni e predicano il fanatismo e l'intolleranza invece del rispetto, dell'intesa e della tolleranza.

A. Ma dalle grandi tradizioni religiose ed etiche dell'umanità apprendiamo la norma: Non mentire. O in forma positiva: Parla e agisci con sincerità. Riflettiamo, dunque, di nuovo sulle conseguenze di questa antichissima norma: nessun uomo e nessuna istituzione, nessuno Stato e anche nessuna chiesa o comunità religiosa ha il diritto di dire il falso agli uomini.

B. Ciò vale in particolare:

• Per i mass media, ai quali è giustamente garantita la libertà d'informazione in vista della ricerca della verità e ai quali perciò spetta in ogni società un compito di sorveglianza: essi non stanno al di sopra della morale, ma sono tenuti a rispettare, con obiettività e lealtà, la dignità umana, i diritti dell'uomo e i valori fondamentali. Essi non hanno il diritto di ledere la sfera privata delle persone, di deformare la realtà e di manipolare l'opinione pubblica.

• Per arte, letteratura e scienza, alle quali è giustamente garantita la libertà artistica e accademica: esse non sono esonerate dalle norme etiche universali, ma devono servire la verità.

• Per i politici e i partiti politici: essi mentono in faccia al loro popolo, se si rendono responsabili della manipolazione della verità, della corruzione o di una politica di potenza senza scrupoli, all'interno come all'esterno, perdono la loro credibilità e meritano di perdere i loro uffici e i loro elettori. Viceversa, l'opinione pubblica dovrebbe appoggiare quei politici che hanno il coraggio di dire sempre al popolo la verità.

• Per i rappresentanti delle religioni infine: se essi fomentano pregiudizi, odio e ostilità nei confronti degli eterodossi, se predicano il fanatismo o addirittura iniziano o legittimano guerre di religione, meritano la condanna degli uomini e di perdere i loro seguaci. Nessuno si illuda: non c'è giustizia mondiale senza sincerità e umanità.

C. Già i giovani dovrebbero perciò imparare, in famiglia e a scuola, a praticare la sincerità nei pensieri, nei discorsi e nelle azioni. Ogni uomo ha un diritto alla verità e alla sincerità. Egli ha il diritto alla necessaria informazione e formazione per poter prendere le decisioni fondamentali della sua vita. Senza un orientamento etico di fondo - nell'odierno diluvio quotidiano di informazioni - egli non può certamente distinguere tra ciò che è importante e ciò che non lo è. Le norme etiche sono un aiuto quando i fatti vengono alterati, gli interessi occultati, le tendenze assecondate e le opinioni assolutizzate.

D. Essere veramente uomo nello spirito delle nostre grandi tradizioni religiose ed etiche significa:

• invece di scambiare la libertà con l'arbitrio e il pluralismo con l'indifferenza, attribuire valore alla verità;

• invece di vivere nella disonestà, nella  simulazione e nel conformismo opportunistico, coltivare lo spirito di sincerità anche nelle relazioni quotidiane tra uomo e uomo;

• invece di diffondere mezze verità ideologiche o partitiche, cercare sempre di nuovo la verità con incrollabile sincerità;

• invece di favorire l'opportunismo, servire con fiducia e costanza la verità una volta che sia stata conosciuta.

4. Dovere di una cultura della parità di diritti e della solidarietà tra uomo e donna.

Innumerevoli persone aspirano, in tutte le regioni e in tutte le religioni, a una vita nello spirito della solidarietà tra uomo e donna, a un agire responsabile nell'ambito dell'amore, della sessualità e della famiglia. Eppure ci sono ovunque nel mondo forme di patriarcalismo, di predominio di un sesso sull'altro, di sfruttamento delle donne, di abuso sessuale nei confronti dei bambini come pure di prostituzione coatta. Le differenze sociali su questa terra inducono non di rado, soprattutto le donne dei paesi meno sviluppati, a vedere nella prostituzione un mezzo di sopravvivenza.

A. Ma dalle grandi tradizioni religiose ed etiche dell'umanità apprendiamo la norma: Non commettere atti impuri. O in forma positiva: Rispettatevi e amatevi a vicenda. Riflettiamo, dunque, di nuovo sulle conseguenze di questa antichissima norma: nessun uomo ha il diritto di ridurre altri a mero oggetto della sua sessualità, di porlo o tenerlo in uno stato di dipendenza sessuale.

B. Noi condanniamo lo sfruttamento e la discriminazione sessuale come una delle peggiori forme di umiliazione. Ovunque viene praticato - magari in nome di una convinzione religiosa - il dominio di un sesso sull'altro e tollerato lo sfruttamento sessuale, ovunque viene favorita la prostituzione o si abusa dei bambini, è obbligatoria la resistenza. Nessuno si illuda: non c'è vera umanità senza-convivenza solidale.

C. Già i giovani dovrebbero perciò imparare, in famiglia e a scuola, che la sessualità non è fondamentalmente una forza negativo-distruttiva o sfruttatrice, bensì una forza creativo-formatrice. Essa ha la funzione di formare comunità che dicono sì alla vita e tanto più può svilupparsi quanto più viene vissuta responsabilmente pensando anche alla felicità del partner.

D. Il rapporto tra uomo e donna dovrebbe essere caratterizzato non dalla tutela e dallo sfruttamento, ma dall'amore, dalla solidarietà e dalla fiducia. II compimento umano non si identifica con il piacere sessuale. La sessualità deve essere espressione e conferma di una relazione d'amore vissuta in maniera solidale.

Alcune tradizioni religiose conoscono anche l'ideale della libera rinuncia allo sviluppo della sessualità. Anche una libera rinuncia può essere espressione di identità e di pienezza di senso.

E. L'istituzione del matrimonio è caratterizzata, al di là di tutte le diversità culturali e religiose, dall'amore, dalla fedeltà e dalla stabilità. Essa vuole e deve garantire a uomini, donne e bambini, sicurezza e reciproco sostegno, e assicurare i loro diritti. In tutti i paesi e in tutte le culture si devono creare condizioni economiche e sociali che rendano possibile un'esistenza, umanamente degna, del matrimonio e della famiglia, e soprattutto degli anziani. I figli hanno diritto all'educazione. Né i genitori devono sfruttare i figli né i figli i genitori; il loro rapporto deve piuttosto essere contrassegnato da reciproco rispetto, riconoscimento e interessamento.

F. Essere veramente uomo nello spirito delle nostre grandi tradizioni religiose ed etiche significa:

• invece del dominio patriarcale o dell'umiliazione, che sono espressioni di violenza e spesso producono come reazione altra violenza, reciproca attenzione, comprensione, solidarietà;

• invece di qualunque forma di possesso o di abuso sessuale, rispetto, tolleranza, disponibilità alla riconciliazione, amore reciproci.

A livello delle nazioni e delle religioni può essere praticato solo ciò che è già vissuto a livello di relazioni personali e familiari.
 

IV. Mutamento di coscienza

Tutte le esperienze storiche attestano che la nostra terra non può essere trasformata senza che venga raggiunto a medio termine un mutamento di coscienza nel singolo individuo e nella collettività. Ciò è già venuto in luce in questioni come la guerra e la pace, l'economia o l'ecologia, nelle quali durante gli ultimi decenni sono stati raggiunti mutamenti fondamentali. Mutamenti analoghi devono essere raggiunti anche nel campo dell'etica. Ogni singolo individuo non possiede soltanto una dignità inviolabile e diritti inalienabili; egli ha anche un'indeclinabile responsabilità nei confronti di ciò che fa e non fa. Tutte le nostre decisioni e azioni, ma anche le nostre rinunce e i nostri fallimenti, hanno delle conseguenze.

Tenere desta, approfondire e trasmettere alle future generazioni questa responsabilità è il compito specifico delle religioni. Insistiamo su questo punto con semplicità e realismo e invitiamo a tenere presente che:

1. Un consenso universale su molte singole questioni etiche controverse (dalla bioetica sessuale all'etica dei mass media e della scienza, fino all'etica economica e politica) è difficile. Però nello spirito dei princìpi comuni qui sviluppati si dovrebbero poter trovare soluzioni appropriate anche per molte questioni finora controverse.

2. In molti campi della vita si è già formata una nuova consapevolezza della responsabilità etica. Noi perciò vediamo con favore che per molte categorie professionali, come ad esempio i medici, gli scienziati, i commercianti, i giornalisti, i politici, vengano approntati dalle competenti organizzazioni professionali, nazionali o internazionali, opportuni codici etici, che offrono linee direttrici più concrete per le questioni scottanti delle loro rispettive categorie.

3. Soprattutto, noi invitiamo le singole comunità di fede a formulare il loro specifico ethos: quello che esse, sulla base della loro tradizione di fede, hanno da dire, ad esempio, sul senso del vivere e del morire, sulla sopportazione del dolore e sulla remissione della colpa, sulla dedizione disinteressata e sulla necessità della rassegnazione, sulla compassione e sulla gioia. Tutto ciò approfondirà, specificherà e concretizzerà l'ethos mondiale conoscibile già ora.

Per concludere facciamo appello a tutti gli abitanti di questo pianeta: la nostra terra non può essere cambiata in meglio senza che venga cambiata la coscienza del singolo. Noi auspichiamo un mutamento di coscienza individuale e collettivo, un risveglio delle nostre forze spirituali mediante la riflessione, la meditazione, la preghiera e il pensiero positivo, una conversione dei cuori. Uniti possiamo spostare le montagne. Senza rischio e disponibilità al sacrificio non si danno mutamenti fondamentali nella nostra situazione. Perciò noi aderiamo a un ethos mondiale comune: a una migliore comprensione reciproca come pure a forme di vita socialmente adeguate, promotrici di pace e in armonia con la natura.

Noi invitiamo tutti gli uomini, religiosi o no, a fare lo stesso.

(*) La versione originale della dichiarazione, in inglese, francese e tedesco è riportata nel sito della Global Ethic Foundation, il cui presidente è Hans Küng.